Abbiamo ricevuto una breve testimonianza che siamo lieti di poter far conoscere in quanto la felicità che si riscontra è scaturita anche dal seme della Puer. Il tempo è lo strumento paziente che sostiene i cuori nei lunghi e faticosi percorsi. Questa storia rappresenta un modello di vita, che riconosce nell’accoglienza dell’altro il segno del valore profondo dei sentimenti di amicizia e lealtà. Molte storie si intrecciano in situazioni anche distanti ed uniscono i cuori nelle forme più imprevedibili, ma sempre alimentate dalla sincerità dell’amore. Questa testimonianza, che vi riportiamo integralmente, trasmette e sintetizza tutti i fattori positivi delle nostre esperienze.

“Salve, mi chiamo antica 1Silvia e con questo messaggio vorrei ringraziarvi per il vostro preziosissimo lavoro portandovi la mia modesta testimonianza.

Nel 1997, la famiglia dei miei zii accolse per un breve periodo un bambino bielorusso di nome Vitaly. Era ospite presso un orfanotrofio di Postavi, nella provincia di Vitebsk, aveva una triste condizione familiare e tanto bisogno di calore ed affetto. All’epoca avevo undici anni, lui tre di più ma la differenza d’età non ci impedì di fare amicizia immediatamente. Venne in Italia fino al 1999, trascorrendo con noi le vacanze estive, divertendosi, diventando parte della famiglia. Poi il nulla, per tredici lunghissimi anni.

Invano cercai di ricontattarlo, scrissi all’orfanotrofio, cercai informazioni su internet ma nulla. Nel 2010 feci un ultimo tentativo, iniziando a studiare il russo. Di lì a pochi mesi, per un caso fortuito, riuscii a ritrovarlo. Ormai eravamo adulti, lui aveva dimenticato l’italiano, avevamo fatto dei percorsi di vita diversi. Ma il mio amico era sempre lì, nonostante tutto era ancora lui. Senza pensarci troppo sono partita per la Bielorussia, con qualche rudimento linguistico e poche certezze su cosa avrei trovato. In breve è nato l’amore, ostacolato dalle mille difficoltà della burocrazia; sono stata per un periodo in Russia a studiare, abbiamo alternato periodi in Bielorussia io ed in Italia lui, per cercare di stare insieme. Alla fine, dopo tanti sacrifici, il 4 novembre scorso ci siamo sposati. Quei due bambini che parlavano lingue diverse, che aspettavano le vacanze per vedersi e si scrivevano lunghe lettere sgrammaticate ora sono una felice coppia di sposi. Grazie anche a voi, che avete cambiato le nostre vite, avete permesso il nostro primo incontro e ci avete aperto un mondo. Quanto prima speriamo anche noi di poter accogliere un bambino, per potergli dare tutto ciò che possiamo.

Grazie ancora!

Un cordiale saluto,

Silvia”