Accogliere significa ospitare attraverso la parte più intima ed umana della nostra società: la famiglia. Trasmettere il calore, l’affetto e le dinamiche di una famiglia consente ai piccoli ospiti di effettuare un percorso di integrazione che amplifica tutte le opportunità di scambio culturale e di servizio, utili per una crescita orientata verso uno spirito di solidarietà e reciprocità.
Lo scopo dei progetti di accoglienza è la possibilità di offrire ai minori provenienti da Paesi che hanno subito catastrofi naturali o causate dall’uomo, un periodo di risanamento in un ambiente sano con aria e cibo genuino, che possa rafforzare le loro difese immunitarie. Inoltre, i minori ospitati sono spesso segnati anche dal disagio sociale e dalla trascuratezza sanitaria, pertanto tale periodo di risanamento consente di controllare e migliorare lo stato psicofisico in generale e di individuare l’eventuale presenza di patologie insorgenti.
I bambini, di norma, sono ospitati nei periodi di vacanza da famiglie volontarie, che nella maggior parte dei casi, sostengono anche il costo del viaggio aereo, o più raramente sono accolti in strutture, come colonie, istituti privati, etc.
I progetti di accoglienza sono portati avanti con le sole forze economiche delle famiglie e dei sostenitori, nonché con l’impegno profuso dai volontari dell’associazione.
In Italia l’ingresso di minori extracomunitari invitati ed accolti nell’ambito di programmi solidaristici di soggiorno temporaneo sono soggetti al controllo ed alla tutela del Comitato Minori Stranieri.
Se sei interessato ad ospitare un bambino, consulta qui a fianco o nella sezione CHI SIAMO se nella tua regione o provincia c’è un responsabile, oppure contatta la segreteria.
Bielorussia
Fin dalla sua nascita la Puer organizza periodi di “accoglienza terapeutica” per i minori noti come “bambini di Chernobyl”, cioè per coloro che tuttora abitano nelle zone contaminate dal disastro nucleare, in particolar modo in Bielorussia.
La Puer lavora per il risanamento, la prevenzione e la difesa della salute dei minori colpiti dalle conseguenze della catastrofe di Chernobyl senza altre risorse che quelle offerte dai volontari e non percependo alcun contributo pubblico, se non sporadicamente.
In tanti anni di attività di volontariato a favore di questi bambini, abbiamo scoperto in Bielorussia una realtà sociale gravissima, unitamente alla presenza di un alto numero di minori, orfani naturali e non, che vivono in “internati”, dove si riscontra una realtà pedagogica assai diversa dalla nostra e che si muove su concetti per lo più di natura selezionante e punitiva. Accanto ai tanti internati “normali”, ne esistono anche molti altri definiti “speciali” che accolgono minori con disturbi non solo fisici, ma soprattutto psicologici. Si tratta spesso di minori che hanno vissuto esperienze familiari talmente negative da determinarne il comportamento ed annichilire l’autostima.
I minori istituzionalizzati sono quindi gli ultimi degli ultimi, traditi negli affetti e nelle aspettative di crescita e di salute, tenuto conto anche del disagio in cui a volte vivono.
In questi anni di esperienza tanti bambini sono passati sotto i nostri occhi; non possiamo raccontare tutte le loro storie; ecco alcune tra le più significative.
Sasha a due anni ha bevuto soda caustica; probabilmente gli è stata somministrata dalla madre, in stato di ubriachezza. Ora, dopo alcuni interventi di ricostruzione dell’apparato digerente, riesce a mangiare, bere e vivere come un bambino normale.
Yuri a 14 anni è stato ricoverato d’urgenza, in Bielorussia, per forti dolori renali; dopo oltre un mese di ospedale in reparti specializzati, anche quello oncologico, è arrivato a Roma ed è stato ricoverato all’Ospedale Bambino Gesù; un “banale” problema congenito di riflusso urinario gli ha fatto perdere un rene ed è sotto continue cure antibiotiche per l’organo ancora sano.
Di norma i bambini sono ospitati nei periodi di vacanza ma è anche possibile un’accoglienza nel periodo scolastico; in questo secondo caso il gruppo locale di famiglie richiede ospitalità presso parrocchie, scuole pubbliche o private per una o più aule nelle quali i minori bielorussi possano continuare il loro corso di studio (infatti giungono accompagnati da una o più insegnanti). Per disposizione del Ministero dell’Educazione della Bielorussia, possono partecipare ad un soggiorno in periodo scolastico (max 60 giorni) solo i bambini che frequentano le classi elementari, cioè dalla 1° alla 4° , accompagnati dalla propria insegnante.
Accanto alle materie scolastiche si innestano corsi di lingua italiana, il proseguimento della lingua straniera studiata in patria e ancora corsi di igiene, di educazione sessuale, di conoscenza e difesa dalla droga, di tecniche artigianali ed artistiche, scambi culturali con la comunità scolastica ospitante, visite a musei e monumenti al fine di sollecitare ed arricchire la sensibilità artistica. Si organizzano, in accordo con società sportive, corsi di nuoto, di basket, di calcio etc., culminanti in tornei e gare insieme ai loro compagni italiani. Ad ogni accoglienza si ripete inoltre il rito della prevenzione sanitaria con visita pediatrica, oculistica, cure dentarie, ecografia tiroidea e quant’altro necessario a seconda dei casi, sempre nel rispetto dei limiti imposti dalle Autorità bielorusse in materia di indagini mediche. Di solito il soggiorno-scuola termina con uno spettacolo misto di balli e canti popolari bielorussi e della regione italiana ove i bambini sono accolti. Sono momenti di grande solidarietà e di forte coinvolgimento emotivo e culturale di cui tutti beneficiano.
Ogni volta che i minori rientrano in patria, in particolare gli orfani, ogni gruppo Puer fa sì che il bagaglio di ciascun bambino diventi un micro-invio di aiuti per l’internato fornendo generi alimentari, scarpe, prodotti per l’igiene personale, vestiario, materiale didattico etc. Sono stati inviati diversi computers, completi di accessori, ad internati e scuole dei villaggi per consentire corsi di informatica per i minori.
A questo tipo di esposizione senza dubbio sfugge l’iniziativa privata di solidarietà che le nostre famiglie svolgono a livello individuale, in vari modi, a sostegno dei bambini e delle famiglie dei bambini che ospitano.
Giappone
In seguito alla catastrofe nucleare di Fukushima, la Puer ha messo a disposizione le sue competenze e la sua esperienza accumulata negli anni. Il primo gruppo di bambini provenienti dal Giappone è arrivato a fine luglio 2011.
I bambini sono ospitati da famiglie volontarie che desiderano sostenere questo progetto. Tutta l’attività va avanti con le sole forze economiche delle famiglie e dei sostenitori, nonché con l’impegno profuso dai volontari dell’associazione.
Moldavia
Dall’estate 2011 la Puer organizza periodi di accoglienza per i minori moldavi provenienti dagli Istituti di Carpineni, Chisinau 3 e Strasenie.
I bambini sono ospitati da famiglie volontarie, che sostengono anche il costo del viaggio aereo.